sabato 6 settembre 2008

Premessa a posteriori

Volevo fare una breve introduzione a posteriori, qual’ora qualcuno si fosse domandato come mai in questo blog ci sia una sezione dedicata ai film. Ebbene, essendo che il cinema è considerata la settima arte, ed essendo che noi qui trattiamo di Arte Visiva in generale, ed essendo che non mancano film sulla vita e opere di artisti, mi sono comunque sentita in dovere di includere tali opere in questa ‘rubrica’ . Per chi non lo sapesse esistono diversi tipi di film che trattano di arte. Se usiamo la parola ‘film’ nel senso generale del termine cioè 'pellicola' abbiamo i film documentario, i critofilm, i film sulla vita dei pittori, e i film che trattano o si riferiscono a tale periodo artistico ecc ecc. Ma ci sono anche altri motivi per cui ho voluto introdurre quest’angolo sui film, motivi molto meno tecnici e molto più personali. Ci fu un tempo in cui al cinema ci andavo spesso, molto spesso, anni in cui ci andavo almeno una volta a settimana se non due, e mi sorbivo la qualsiasi cosa votata a maggioranza dal resto della compagnia; la quale compagnia del tempo però si può dire non avesse gusti in particolare, quindi potete immaginare si spaziava da Alien a Shall we dance?, da Guerre Stellari a About a boy, da Woody Allen a Dogwille, da Shrek a The Passion... e chi più ne ha più ne metta, il tutto esclusivamente dipendente solo dall’ora in cui il film veniva proiettato quella sera e se c’erano posti rimasti. E qui si capisce perchè la provincia di Verona sia tra le provincie con i più alti incassi nei cinema. Non dico altro. Io personalmente, di andare al cinema così, anche avendo lo sconto che di questi tempi è diventato vitale, mi sono sempre rotta, e chi mi conosce lo sa benissimo. Ogni tanto ho anche cercato di proporre qualche rara pellicola che piacesse a me, ma ero sempre in minoranza e quindi quella volta che davvero non ci volevo rinunciare ci andavo solo col mio ragazzo del tempo, costretto tra l’altro, senza il resto della combriccola, o con qualcuno che sapevo avrebbe apprezzato. I film che ho visto solo in due, cioè con qualcuno appositamente richiesto in comunione d’intendi, sono stati proprio pochi, per esempio ‘Il Fantastico mondo di Amelie’ , ‘Le particelle elemenatri’ e ‘In memoria di me’ per citarne un paio... Anche a vedere ‘La Ragazza con l’Orecchino di Perla’ e ‘I colori dell’anima’ eravamo in due... ma non in comunione d’intenti! Va bè comunque. Dicevo: ne ho visti tanti e molti, a dispetto di tutti i miliari spesi per realizzarli, per me non valevano i 7 euro ( o 4 scontati) del biglietto se partiamo dal fatto che più mi bombardano di pubblicità e più mi rifiuto di vederli. Dei film più interessanti avrò visto il trailer due volte, e di solito erano quelli che nei vari multisala non c’erano, e dovevo andare a cercarli in quei cinema dei quartieri e che li tengono sì e no una settimana. Poi quando, o da quando, sono andata a vivere all’estero il mio rapporto col cinema è cambiato ancora. Ovviamente perchè là i film sono in lingua originale. All’inizio quelle volte che andavo e venivo, che non abitavo ancora là, quando il mio ragazzo proponeva ero sempre restia ad andare al cinema perchè il mio livello di inglese non era eccellente e pensavo che mi sarei dovuta concentrare per due ore a tradurre tutto in tempo reale e avrei fatto una fatica bestia e non mi sarei goduta il film e avrei sicuramente desistito dopo 15minuti e avrei finto per annoiarmi per le restanti 1ora e mezza. Allora com’è andata: all’inizio guardavamo il film a casa on line con i sottotitoli in italiano, ma a parte che non tutti li hanno era molto più un casino cercare di capire l’inglese e poi leggere alla velocità della luce in italiano, allora poi sono passata ai sottotitoli in inglese e devo dire che mi sono trovata meglio. Dopodichè abbiamo iniziato a guardare un serial di quelli comici, uno che in Irlanda è famosissimo e divertentissimo Father Ted (lui è quello a destra del gruppo, affiancato dall’anziano padre consumato dal servizio e da altre cose meno cattoliche, spalla a spalla col giovane padre inesperto, il tutto sotto la supervisione dell’immancabile perpetua della casa) , solo che era vero accento irish ma alla fine coi sottotitoli si capiva benissimo... e finalmente con Father Ted, anche se non si tratta di colossal, riuscivo a godermi una puntata e farmi quattro risate! Alchè dopo tutto questo training quando mi sono trasferita là mi sono sentita sicura di andare a vedere un intero film in inglese al cinema... pagando! E devo dire che in effetti sarebbe sempre meglio vederli in lingua originale, quando è inglese, se la padronanza è buona, certo se è in cantonese stretto magari no... Però devo dire che Il ‘Diavolo Veste Prada’ mi ripropongo di vederlo in italiano, esclusivamente per rubare qualche super battuta a Glen Close in tutto il suo superiore charme! A fine della saga del mio difficile rapporto col cinema, che non so a quanto vipossa interessare, mi pare anche inutile fare l’elenco dei generi che mi piacciono o no, lo capirete dalle varie recenzioni, anche se mi sforzerò di essere obbiettiva! Voglio solo dire che preferisco i film che abbiano una storia vera, o quanto meno probabile. Per quanto riguarda i gialli, gli horror e fantascienza, diciamo che non me li vado a cercare ecco, anche perchè di solito film così non è che si possano proprio definire artistici. Ecco, questo è quanto. Buona lettura.

martedì 2 settembre 2008

La Ragazza con l'Orecchino di Perla

Oggi parliamo (o meglio mi voglio dilungare), a 5 anni di distanza, o se volete a più di 3 secoli, del pittore olandese Jan Vermeer e del suo famoso ritratto ‘Ragazza con orecchino di perla’ (o ‘Ragazza col turbate’ 1665). Nel 2003 è stato tratto un film che narra la storia di tale ragazza ritratta, film tratto a sua volta dall’omonimo romanzo di Tracy Chevalier. Quindi, per chi non avesse chiaro il procedimento si ha nell’ordine: Jan Vermeer vero pittore esistito 3 secoli fa, dipinto della ragazza, sempre 3 secoli fa, romanzo della Chevalier, 2003, 3 secoli dopo, film stesso anno. Mi sento di parlare e/o criticare questo film per diversi motivi. E’ andata così: partendo dal fatto che i pittori olandesi sono qualcosa di assolutamente stupefacente per la mente e per lo sguardo, e Vermeer resta uno dei miei preferiti su tutti, quando ho dovuto affrontare l’esame di Lingua e letteratura inglese all’università, e ho visto nell’elenco tra i testi a scelta quel romanzo, cogliendo due piccioni con una fava l’ho subito scelto. Dopo di che, siccome a quel tempo un intero libro da leggere in inglese era un po’ troppo per il mio livello, astuta come una faina l’ho comparto anche in italiano, così per poter confrontare la traduzione e capirlo meglio; cosìche quando è uscito nelle sale il film non potevo perdermelo (ps.: ma quell’anno ho visto un saaaacco di film che potevo anche perdermi!... va bè). Entriamo nel vivo della mia critica. Il film, è stato candidato l’anno dopo agli Oscar con tre categorie: miglior regia, fotografia e costumi. Sapete quanti/quali ne ha vinti? Neanche uno, nessuno. E qui ci chiediamo chi erano gli altri candidati e di conseguenza i vincitori. Siccome l’elenco si dilungherebbe troppo, stringo dicendo per chi non lo sappia i candidati per ogni categoria sono 5. Cominciamo: per la miglior regia ha vinto Il Signore delgli Anelli, per la miglior fotografia ha vinto Master and Commander, e per miglior costumi sempre Il Signore degli Anelli. ...attimo di riflessione... Ecco, se avete visto tutti e tre questi film, come me, o anche solo i due premiati, spero che converrete con me che è stato uno scandalo! ....Ma dico... ma Il Signore degli Anelli??!!! Ma ci rendiamo conto? Film che io sono andata a vedere a Bologna (il primo) al Future Film Festival solo perchè il mio amico invasato del genere aveva avuto due biglietti omaggio ad UN EURO e perchè quel pomeriggio io non avemo davvero altro da fare (Il secondo l’ho visto in dvd costretta dal resto della compagnia, e il terzo l’ho saltato a piedi pari). Il Signore degli Anelli miglior regia??? Miglior costumi?? E miglior fotografia Master and Commander??? A mio modesto parere di critica, sarò all’antica ma dico: la regia nel Signori degli Anelli, quale regia? All’80% è computer e non dite che non è vero; i costumi sono tutti inventati perchè trattasi di tempo e luogo inventati, e in fine miglior fotografia Master and Commander... quale fotografia scusa? Con tutta quella nebbia!!... Eh’! io dico che c’è stato un boicottaggio come al solito guidato dagli incassi, nel primo caso, e da Russel Crow attore del momento. La moda del momento era il fantasy (come poi per Harry Potter, che poi anche qui potrei aprire una parentesi quadra dicendo che mi pare che siamo arrivati al punto in cui si concede agli adulti di restare ragazzini con questa odiosissima sindrome di Peter Pan e continuare a leggere i fumetti, e i figli nel caso li avessero avuti invece si snocciolano le saghe più improbabili di 10 tomi ciascina come Signore degli Anelli, Harry Potter, Narnia... tra un po’ leggeranno pure l’Istitutio Oratoria di Quintiliano in tutti i suoi 12 libri se qualcuno gliene fa un film poi!) le mode incassano, i registi producono, i film vendono, i film vincono. Quando invece io direi che La Ragazza dall’Orecchino di Perla almeno uno tra miglior fotografia o costumi lo meritava ampiamente a occhi chiusi, e su questo non transigo! Se lo avete visto, e soprattutto se conoscevate già prima la pittura olandese e di Vermeer in particolare, non potete non concordare o non ricordare che a volte pareva di vedere un particolare quadro olandese prendere vita e muoversi. (Anche in una cosa semplice come pulire i vetri di una finestra! Sfido tutti i profani dell'arte olandese,e chi non ha visto il film, a dire a prima vista quale delle due immagini che vedete qui è il quadro e quale la scena del film) Per me certe piccole scene, certi piccoli particolari erano a dir poco stupefacenti! Più volte restavo a bocca aperta. I costumi poi, e la ricostruzione degli interni, la luce importantissima, tutto lo studio che c’è stato dietro il bisogno di fedeltà di usi e costumi del secolo, non è stata valutata correttamente secondo me. E lì non si tratta di computer o invenzione fantasy. Lì si tratta di fonti vere, di studio, di verifiche, di stile vero, di mani vere, di sarti veri... Chiudo la parentesi strettamente legata al film per aprire quella legata alla storia collegata al libro. Il libro devo dire che è molto bello, si colgono davvero i sentimenti di Griet, che povera e ignorante vive in ristrettezze maggiori di quelle di prima dopo l’incidente del padre, e trova ‘riparo’ come cameriera in questa ricca nuova casa della famiglia Vermeer. Solo che i personaggi che vivono e ruotano in quella casa non sono della più simpatica specie. A partire dalla gerarchia delle sue colleghe cameriere, per passare dalle figlie del pittore, figlie che ogni tanto si moltiplicavano, per non parlare della moglie signora padrona della casa, e poi anche lui, il maestro Vermeer, non è che sprizzasse allegria e compassione da tutti i pori. I personaggi correlati poi... dal viscido venditore d’arte al figlio del macellaio che anche se alla fine era l’unico con cui si poteva avere un dialogo, era pur sempre un ragazzo tagliato troppo grossolanamente per una che non si poteva nemmeno scoprire i capelli. Cito di proposito questa cosa dello scoprirsi i capelli perchè purtroppo è uno dei particolari che fa scadere di molto la trasposizione in film del libro. Sì perchè non lo avevo ancora detto, a dispetto dell’altissima prestazione della fotografia e dei costumi e ambientazioni ecc ecc il film mi ha lasciata molto delusa su questo fronte. Griet prima di tutto sembra solo una che, detto in parole pavore, ‘ha paura di stare al mondo’; i suoi continui sospiri e spaventi emozionali sono decisamente toppi; forse è parso l’unico modo al regista di esprimere tutto l’imbarazzo e il resto dei sentimenti nuovi e confusi che lei provava in certi momenti, e che nel romanzo sono invece davvero ben descritti e coinvolgenti, mentre nel film tutto finisce in un ‘Hh!’ (Che già al terzo dici ‘èh madonna! Sta calma)... Poi questa cosa dei capelli, dicevo, si coglie benissimo nel romanzo (e non sto qui a dirvelo, ve lo andate a leggere perchè davvero merita!) cosa voleva davvero significare a quel tempo per una giovane ragazza. Così come la scena verso al fine dove lei, ripresa dall’alto, passa sulla stella dei venti a mosaico in una strada che percorreva sempre, la narrazione non fa assolutamente cenno a cosa quel passaggio volesse significare dentro di lei. Così come nel trovar la piastrella rotta, la quale situazione mi ha fatto commuovere leggendola mentre in video credo che pochi abbiano davvero colto l’intimo dolore di Griet. Ultima ma non ultima per delusione, la scena di quando riceve gli orecchini. Massima delusione per questo, mi dispiace dirlo. Insomma questo è quanto... Concludo dicendo che quando le luci si sono accese il mio ragazzo del tempo, costretto da me a venire a vedere questo film, dice: “bè, la storia è praticamente nulla!” IO lo guardo delusa ma subito mi rendo che però per tutti quelli che come lui non avevano/ hanno familiarità con l’arte olandese, nè abbiano letto il libro, questo credo sia il risultato di massa... Non puoi rimanere affascinanto dal vedere un quadro prendere vita e muoversi se non lo conosci, e non puoi immedesimarti nella protagonista solo perchè ogni tanto si spaventa... Peccato, davvero.