Oggi parliamo (o meglio mi voglio dilungare), a 5 anni di distanza, o se volete a più di 3 secoli, del pittore olandese Jan Vermeer e del suo famoso ritratto ‘Ragazza con orecchino di perla’ (o ‘Ragazza col turbate’ 1665). Nel 2003 è stato tratto un film che narra la storia di tale ragazza ritratta, film tratto a sua volta dall’omonimo romanzo di Tracy Chevalier. Quindi, per chi non avesse chiaro il procedimento si ha nell’ordine: Jan Vermeer vero pittore esistito 3 secoli fa, dipinto della ragazza, sempre 3 secoli fa, romanzo della Chevalier, 2003, 3 secoli dopo, film stesso anno. Mi sento di parlare e/o criticare questo film per diversi motivi. E’ andata così: partendo dal fatto che i pittori olandesi sono qualcosa di assolutamente stupefacente per la mente e per lo sguardo, e Vermeer resta uno dei miei preferiti su tutti, quando ho dovuto affrontare l’esame di Lingua e letteratura inglese all’università, e ho visto nell’elenco tra i testi a scelta quel romanzo, cogliendo due piccioni con una fava l’ho subito scelto. Dopo di che, siccome a quel tempo un intero libro da leggere in inglese era un po’ troppo per il mio livello, astuta come una faina l’ho comparto anche in italiano, così per poter confrontare la traduzione e capirlo meglio; cosìche quando è uscito nelle sale il film non potevo perdermelo (ps.: ma quell’anno ho visto un saaaacco di film che potevo anche perdermi!... va bè). Entriamo nel vivo della mia critica. Il film, è stato candidato l’anno dopo agli Oscar con tre categorie: miglior regia, fotografia e costumi. Sapete quanti/quali ne ha vinti? Neanche uno, nessuno. E qui ci chiediamo chi erano gli altri candidati e di conseguenza i vincitori. Siccome l’elenco si dilungherebbe troppo, stringo dicendo per chi non lo sappia i candidati per ogni categoria sono 5. Cominciamo: per la miglior regia ha vinto Il Signore delgli Anelli, per la miglior fotografia ha vinto Master and Commander, e per miglior costumi sempre Il Signore degli Anelli. ...attimo di riflessione... Ecco, se avete visto tutti e tre questi film, come me, o anche solo i due premiati, spero che converrete con me che è stato uno scandalo! ....Ma dico... ma Il Signore degli Anelli??!!! Ma ci rendiamo conto? Film che io sono andata a vedere a Bologna (il primo) al Future Film Festival solo perchè il mio amico invasato del genere aveva avuto due biglietti omaggio ad UN EURO e perchè quel pomeriggio io non avemo davvero altro da fare (Il secondo l’ho visto in dvd costretta dal resto della compagnia, e il terzo l’ho saltato a piedi pari). Il Signore degli Anelli miglior regia??? Miglior costumi?? E miglior fotografia Master and Commander??? A mio modesto parere di critica, sarò all’antica ma dico: la regia nel Signori degli Anelli, quale regia? All’80% è computer e non dite che non è vero; i costumi sono tutti inventati perchè trattasi di tempo e luogo inventati, e in fine miglior fotografia Master and Commander... quale fotografia scusa? Con tutta quella nebbia!!... Eh’! io dico che c’è stato un boicottaggio come al solito guidato dagli incassi, nel primo caso, e da Russel Crow attore del momento. La moda del momento era il fantasy (come poi per Harry Potter, che poi anche qui potrei aprire una parentesi quadra dicendo che mi pare che siamo arrivati al punto in cui si concede agli adulti di restare ragazzini con questa odiosissima sindrome di Peter Pan e continuare a leggere i fumetti, e i figli nel caso li avessero avuti invece si snocciolano le saghe più improbabili di 10 tomi ciascina come Signore degli Anelli, Harry Potter, Narnia... tra un po’ leggeranno pure l’Istitutio Oratoria di Quintiliano in tutti i suoi 12 libri se qualcuno gliene fa un film poi!) le mode incassano, i registi producono, i film vendono, i film vincono. Quando invece io direi che La Ragazza dall’Orecchino di Perla almeno uno tra miglior fotografia o costumi lo meritava ampiamente a occhi chiusi, e su questo non transigo! Se lo avete visto, e soprattutto se conoscevate già prima la pittura olandese e di Vermeer in particolare, non potete non concordare o non ricordare che a volte pareva di vedere un particolare quadro olandese prendere vita e muoversi. (Anche in una cosa semplice come pulire i vetri di una finestra! Sfido tutti i profani dell'arte olandese,e chi non ha visto il film, a dire a prima vista quale delle due immagini che vedete qui è il quadro e quale la scena del film) Per me certe piccole scene, certi piccoli particolari erano a dir poco stupefacenti! Più volte restavo a bocca aperta. I costumi poi, e la ricostruzione degli interni, la luce importantissima, tutto lo studio che c’è stato dietro il bisogno di fedeltà di usi e costumi del secolo, non è stata valutata correttamente secondo me. E lì non si tratta di computer o invenzione fantasy. Lì si tratta di fonti vere, di studio, di verifiche, di stile vero, di mani vere, di sarti veri... Chiudo la parentesi strettamente legata al film per aprire quella legata alla storia collegata al libro. Il libro devo dire che è molto bello, si colgono davvero i sentimenti di Griet, che povera e ignorante vive in ristrettezze maggiori di quelle di prima dopo l’incidente del padre, e trova ‘riparo’ come cameriera in questa ricca nuova casa della famiglia Vermeer. Solo che i personaggi che vivono e ruotano in quella casa non sono della più simpatica specie. A partire dalla gerarchia delle sue colleghe cameriere, per passare dalle figlie del pittore, figlie che ogni tanto si moltiplicavano, per non parlare della moglie signora padrona della casa, e poi anche lui, il maestro Vermeer, non è che sprizzasse allegria e compassione da tutti i pori. I personaggi correlati poi... dal viscido venditore d’arte al figlio del macellaio che anche se alla fine era l’unico con cui si poteva avere un dialogo, era pur sempre un ragazzo tagliato troppo grossolanamente per una che non si poteva nemmeno scoprire i capelli. Cito di proposito questa cosa dello scoprirsi i capelli perchè purtroppo è uno dei particolari che fa scadere di molto la trasposizione in film del libro. Sì perchè non lo avevo ancora detto, a dispetto dell’altissima prestazione della fotografia e dei costumi e ambientazioni ecc ecc il film mi ha lasciata molto delusa su questo fronte. Griet prima di tutto sembra solo una che, detto in parole pavore, ‘ha paura di stare al mondo’; i suoi continui sospiri e spaventi emozionali sono decisamente toppi; forse è parso l’unico modo al regista di esprimere tutto l’imbarazzo e il resto dei sentimenti nuovi e confusi che lei provava in certi momenti, e che nel romanzo sono invece davvero ben descritti e coinvolgenti, mentre nel film tutto finisce in un ‘Hh!’ (Che già al terzo dici ‘èh madonna! Sta calma)... Poi questa cosa dei capelli, dicevo, si coglie benissimo nel romanzo (e non sto qui a dirvelo, ve lo andate a leggere perchè davvero merita!) cosa voleva davvero significare a quel tempo per una giovane ragazza. Così come la scena verso al fine dove lei, ripresa dall’alto, passa sulla stella dei venti a mosaico in una strada che percorreva sempre, la narrazione non fa assolutamente cenno a cosa quel passaggio volesse significare dentro di lei. Così come nel trovar la piastrella rotta, la quale situazione mi ha fatto commuovere leggendola mentre in video credo che pochi abbiano davvero colto l’intimo dolore di Griet. Ultima ma non ultima per delusione, la scena di quando riceve gli orecchini. Massima delusione per questo, mi dispiace dirlo. Insomma questo è quanto... Concludo dicendo che quando le luci si sono accese il mio ragazzo del tempo, costretto da me a venire a vedere questo film, dice: “bè, la storia è praticamente nulla!” IO lo guardo delusa ma subito mi rendo che però per tutti quelli che come lui non avevano/ hanno familiarità con l’arte olandese, nè abbiano letto il libro, questo credo sia il risultato di massa... Non puoi rimanere affascinanto dal vedere un quadro prendere vita e muoversi se non lo conosci, e non puoi immedesimarti nella protagonista solo perchè ogni tanto si spaventa... Peccato, davvero.
martedì 2 settembre 2008
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1 commento:
la conferma che la cultura non paga.
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