giovedì 17 aprile 2008

" Van Gogh, io, e le nostre scarpe"

Avete mai pensato alle vostre scarpe?
Sì sicuramente... quando le comprate.
Al prezzo, al colore, al tacco, alla moda...
E alle mie, ci avete mai pensato?


Quelle che vedete qui in alto, degnamente rappresentate, ebbene sì, sono loro!
Fin da quando siamo piccoli il dottore dice che le scarpe devono essere buone. Nel senso: spendi poco per i vestiti ma spendi bene per le scarpe, altrimenti poi te ne penti con la crescita. D’all'altra parte c’è pure gente ‘malata’ per le scarpe, e anche per i piedi... ci sono pure un sacco di detti sulle scarpe e sui piedi... ma ora non sono qui a parlare nè di zone erogene nè di feticismo e nè di saggezza popolare. Inizio: correva l’anno 1995, dopo aver passato le Diadora arancioni e le All Star nere alte e basse blu, le El Charro Rose bianche, in un giorno piovoso d’inverno vedo in una vetrina di un negozio di scarpe al ragionevole prezzo di 99 mila lire (offerta c 'era scritto) un paio di massicce Nike Force nere. Fu subito colpo di fulmine! Bè, devo dire le scarpe più resistenti che abbia mai avuto. Hanno passato di d tutto per anni: inverni piovosi, estati torride, pioggia, sabbia di spiaggia, ecc ecc. Insomma dopo 1 anno così mi si comincia a consumare un laccio; gli faccio un nodo. Dopo 2 anni noto che mi si inizia a consumare uno dei buchini in cui passava un laccio; lo cucio. Dopo 3 anni mi si comincia a consumare una delle due punte, e lì non ci posso fare niente. Dopo ancora mesi e mesi si comincia a screpolare il rivetimento/stoffa/ copertura (non so come si chiama) di un lato della parte di sopra, e si rompe un’altro buchino dei lacci ma cucio anche quello. Al 4° la parte soft dove poggia il piede non era più tanto soft, era il suo modo di chiedere pietà. Ragazzi bè, al 5° ed ultimo anno dopo che la suola era talmente liscia e consuamata che da un lato si vedeva la struttura a quadrati sottostante, a un certo punto, nell’ennesimo giorno di pioggia, non ci crederete ma ho sentito il piede bagnarsi! Alchè mi son detta: 1995, siamo nel 2000, 5 anni ... bè forse qui è ora di trovare una sostituta’. (Non mi chiedere perchè uso il femminile, forse perchè ‘scarpe’ è femminile, ‘le nike’ è femminile, poco importa se ‘paio’ è maschile). Mi metto alla ricerca di degne sostitute, (in realtà ho passato 100negozi a chiedere lo stesso modello, ma ovviamente dopo 5anni non lo facevano più) e ne trovo un nuovo paio: sempre Nike, nere, ma meno alte delle Force, e di cui non mi ricordo nemmeno il nome del modello tanto non mi hanno soddisfatto e non hanno retto il paragone. Son durate poco, tipo 2anni e senza tutta la vita vissuta delle altre perchè al tempo ero passata dalle scarpe sportive agli anfibi. Comunque siccome ormai a quelle scarpe mi ci ero davvero affezionata, le ho tenute da parte nell’armadio per anni pensando qualche giorno devo far qualcosa, le faccio imbalsamare! Finchè il giorno con la grande idea arrivò e inizio a fare delle foto (non ci voleva un genio, ma va bè tempo al tempo) dalle quali foto ho generato la mia opera ‘Natura Morta’ (http://alessiaromeo.blogspot.com/).
Ma comuqnue tutto questo mio discorso non è per celebrare la Nike (che anzi dovrebbe pagarmi a sto punto) ma perchè un paio di giorni fa leggendo un libro di critica per il mio ennesimo esame mi sono imbattuta, anzi, sono inciampata, nelle scarpe di un altro famosissimo artista, tale Vincent Van Gogh! Ora: cosa strana, in tutti questi anni di studi di storia dell’arte non avevo mai visto le famose scarpe di Van Gogh! Come sia stato possibile non lo so, non me lo chiedete. Quando feci quelle foto alle mie scarpe perchè erano state mia compagne di vita per anni, ed ero e sono tutt’ora così affezionata che anche dopo averle immortalate ancora non le ho buttate, più di una persona mi prendeva in giro per quelle foto: le foto alle scarpe? Perchè?’ e io dicevo certo! Non sono mica delle scarpe qualsiai, sono le mie Nike! Sono delle persone! Hanno dato e meritano rispetto! – come dire meritano un ritratto! Nella mostra del 2005, il quale tema era appunto il tempo che passa, le ho esposte dal vivo, non in foto. Erano in una nicchia con tanto di illuminazione per loro e drappo bianco sotto e attorno. Titolo: Natura Morta. E per quell’idea ho ricevuto, finalmente, anche qualche apprezzamento, non so se del tutto cosciente del senso intrinseco dell’opera o semplicemnte ironico e superficiale, ma comunque sono state notate! Insomma questo per dire che come si dice che le scarpe di Van Gogh non vogliano rappresentare tutta la fatica e condizione della realtà contadina (perchè quando invece rappresenta gli zoccoli dei contadini sono stranamente nuovi ben delineati e non usurati) ma solo rappresentare una parte vera di se stesso, ecco questo vale anche per le mie! E se avessi visto quei dipinti anni addietro avrei saputo difendermi meglio arrogandomi a pieno titolo tutto il diritto di fare tutte le sacro sante foto che volevo alle mie compagne di vita scarpe consumate!

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